Un teatro tutto al femminile: Takarazuka

Kobayashi Ichizou
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Nasce nel 1914 nella città Takarazuka il teatro omonimo grazie a Kobayashi Ichizou, famoso industriale giapponese e ministro del commercio. L’uomo aveva avviato a partire dal 1911 una serie di opere per lo sviluppo della cittadina nei dintorni di Osaka: finanzia la costruzione di un parco divertimenti per famiglie, uno zoo, un centro benessere e un teatro con circa quattromila posti. Raduna sedici ragazze che addestra a cantare e ballare creando così il primo Coro di Takarazuka. Kobayashi Ichizou fu un grande sostenitore dell’occidentalizzazione del Giappone e della fusione conseguente tra le due culture per questo i primi spettacoli rappresentati nel suo teatro, con copioni scritti da lui stesso, mettevano in scena storie di argomento tipico giapponese con musiche occidentali. L’idea di Kobayashi era quella di un nuovo teatro popolare shin kokumingeki, una versione moderna del kabuki che andasse ad integrare canto, danza e recitazione, oriente e occidente e, soprattutto, che fosse accessibile alle masse. Proprio per questo motivo le prime opere messe in scena a Takarazuka erano visibili gratuitamente ed i prezzi rimasero sempre bassi in modo da essere accessibili. Il primo spettacolo si tenne nell’aprile del 1914 ed ebbe un grandissimo successo tanto che pochi mesi dopo il nome della compagnia venne cambiato da “il Coro di Takarazuka” (Takarazuka Shoukatai) in Associazione di Addestramento delle Ragazze della Rivista di Takarazuka (Takarazuka Shoujo Kageki Youseikai) e vennero aggiunte alla compagnia anche altre quattro ragazze arrivando così a un totale di 20 takarasiennes, nome affibbiato alle perfomers del teatro. Il loro successo fu enorme, tanto che solo quattro anni si esibirono per Teatro Imperiale di Tokyo, e continuò a crescere negli anni: nel 1934 ad Asakusa venne aperta una

“Parisiette” 1930
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“succursale” del teatro originale. Inoltre, in Giappone si vennero a creare delle compagnie simili, se non identiche, a quella di Takarazuka. L’opera che ha portato la compagnia alla definitiva notorietà internazionale fu la messa in scena dello lo shōjo manga, “Le rose di Versailles”, più noto in italiano come “Lady Oscar, nel 1974, anche se le attrici avevano già compiuto due tour in Europa e negli Stati Uniti alla fine degli anni ’30. Nel 1938 si erano recate in Italia e in Germania come parte di una missione per celebrare il primo anniversario dalla firma del Patto d’Acciaio tra i tre paesi; sembra che Kobayashi scelse di parteciparvi non per motivazioni politiche ma semplicemente per dare più visibilità e notorietà alla sua compagnia teatrale. Compagnia che è tutt’oggi attiva e super richiesta tanto che i biglietti per gli spettacoli vanno sold out mesi prima ed è molto difficile procurarseli.    

Ma come vengono scelte e istruite le takarasiennes?

Kobayashi per permettere alle prime 16 ragazze scelte di formarsi fonda nel 1919 la Takarazuka Ongaku Gakkō, ufficialmente chiamata in inglese “Takarazuka Music School”, una scuola della durata di due anni. Le ragazze venivano scelte tra le giovani di buona famiglia che avevano dai 12 ai 16 anni (oggi dai 15 ai 18 anni) e diventavano a tutti gli effetti studentesse (seito) dopo una serie di selezioni. Oggi, ogni anno accedono circa 40 ragazze, dopo aver superato un esame d’ingresso durissimo che prevede una valutazione in diversi ambiti: le capacità coreutiche e canore, l’impostazione vocale, il portamento, l’altezza (che deve essere almeno un 1,60 m) e un accertamento medico. Le ragazze una volta aver superato queste selezioni vengono divise in attrici che interpreteranno ruoli femminili (musumeyaku) e ruoli maschili (otokoyaku). Le lezioni che dovranno seguire nei due anni successivi vanno dal pilates, al coro, alla danza (classica, moderna e giapponese), alla tap-dance, al canto (classico, a prima vista e a solfeggio), alla recitazione e all’ esercizio vocale, e infine anche al pianoforte. Una volta in scena, le interpreti si divideranno più precisamente in cinque troupe: Fiore (dal 1921), Luna (dal 1921), Neve (dal 1924), Stella (dal 1933) e la più recente Cosmo (dal 1998), con l’aggiunta di un ulteriore gruppo speciale costituito dalle veterane. Le cinque troupe sono capeggiate ciascuna da due top-star, una coppia di prime attrici molto spesso considerate come delle vere e proprie idol. Le takarasiennes mantengono il titolo di studentesse per tutta la durata del loro contratto con la compagnia teatro, quindi, anche una volta conclusi i due anni di formazione. Alla scadenza del contratto diventeranno diplomate (sotsugyōsei). Molte delle attrici rimangono nel mondo dello spettacolo intraprendendo carriere come cantanti o attrici per il cinema e la televisione, a sottolineare ancora una volta quanto alto sia il loro livello di formazione. Tornando alla divisione tra otokoyaku e musumeyaku; le otokoyaku vengono

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scelte soprattutto in base alle loro caratteristiche fisiche: oltre all’altezza, si considera se abbiano le labbra sottili e un viso squadrato e grazie al trucco di scena si cerca di dare maggiore ampiezza al loro sguardo in un tentativo di avvicinarsi ai tratti somatici occidentali. Le storie messe in scena sono infatti, anche nei personaggi, un connubio tra occidente e cultura giapponese con i personaggi maschili ispirati a quelli della letteratura tradizionale giapponese, raffinati, gentili e sensibili all’amore ma con una gestualità e attitudine più simili a quella occidentale: dichiarazioni dirette di sentimenti, galanteria etc. Le otokoyaku devono infatti assumere un atteggiamento più spavaldo rispetto a quello che sarebbe consentito alle donne secondo i canoni della tradizione giapponese: possono ridere rumorosamente, borbottare, gesticolare e devono anche assumere un’andatura tipicamente maschile. Per quanto vedere una donna interpretare un ruolo maschile ed avere così tanto successo nel farlo possa essere considerato all’avanguardia per l’epoca l’idea di Kobayashi non nasce da un tentativo di emancipazione della donna, anzi l’insistenza sul titolo di studentessa andava a sottolineare la loro predisposizione a imparare e ad essere educate come ryōsai kenbo (“buone mogli e sagge madri) seguendo quindi quelli che erano gli ideali della nuova borghesia giapponese. Ed infatti i personaggi femminili interpretati dalle attrici musumeyaku rimangono all’interno di quelli che sono i canoni di comportamento tipici femminili: si devono esprimere con un linguaggio formale ed elegante e indossano abiti lunghi e dai colori tenui e dolci.

(Le fotografie sono state prese dai siti linkati nelle didascalie)

                                                                                        


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